Facciamoci guidare dalle linee

Non perdo occasione per proporre questa definizione:

“La composizione fotografica è un processo che prende in considerazione simultaneamente tutti i diversi aspetti della futura immagine (gli elementi presenti nell’inquadratura, la prospettiva, l’obiettivo, la luce, il movimento, la posizione del soggetto) perché sono indissolubilmente legati l’uno all’altro in giustapposizione. Ogni immagine porta con sé la propria personale interpretazione della porzione di realtà inquadrata, ma non c’è una voce narrante che la descrive o un testo allegato che la spiega. La forma di comunicazione è visiva: per raccontare una storia gli elementi presenti nell’inquadratura e le loro relazioni, dovranno avere un ruolo ben preciso per esprimere il messaggio che vogliamo raccontare”.

Oggi parliamo del primo dei due punti rimasti ancora in sospeso:

  • Le linee guida, orizzontali, verticali, diagonali.
  • La luce

FACCIAMOCI GUIDARE DALLE LINEE… MA LE REGOLE SI POSSONO CAMBIARE.

Orizzontali o diagonali che siano sono forme che guidano l’occhio verso il punto che desideri oppure separano spazi e creano geometrie e ritmi che trasmettono emozioni e concetti.

Le linee orizzontali trasmettono una sensazione di calma, stabilità. Le diagonali e le curve di movimento, instabilità, di crescita o di caduta. Secondo il grande pittore Kandinsky la diagonale che parta da sinistra in basso verso destra in alto è in crescita mentre quella da destra in basso verso sinistra in alto cade (teoria di Kandinsky).

Una foto che si rispetti parte sempre da un’idea o da una tua percezione della realtà (esterna o interiore), che vuoi dargli forma per mezzo della fotocamera (il tuo strumento tecnico-linguistico).

Se sei uno scrittore, utilizzi la penna.

ESEMPIO N° 1:

“Una strada, una direzione. Comincia qui il confronto tra l’uomo e la natura. Un rapporto ortogonale di linee tra l’orizzonte del viaggio e la verticale della roccia”. Giulia Calligaro.

Domanda: se ti avessero chiesto di visualizzare questa frase della mia amica Giulia, scritta per il libro “Valcellina”, cosa avresti fotografato?

Non potevo che iniziare con questa foto che, per me è e rimane il simbolo di questo vecchio tratto di strada tra Montereale e Barcis; con poche foto si può narrare la storia di un paese e la vita degli uomini.

f/8 – 1/60 – Ob. 300 mm con polarizzatore  – ISO 100  su cavaletto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa immagine, c’è una linea orizzontale da sinistra verso destra in crescita e una linea verticale decisa posizionata sui 2/3. Una foto, secondo le regole. Però, con un po’ di attenzione, puoi notare che l’orizzontale della strada è sotto la linea dei terzi; avrei dovuto abbassare l’inquadratura.

Di proposito ho deciso di tenere più lunga la linea verticale per rendere incombente la roccia sovrastante e trasmettere un senso di precarietà dell’uomo nel confronto con la natura.

Ecco un esempio in cui si deve disobbedire alle regole, perché ti permette di dire la tua. La roccia sovrastante è più “pesante” ma è quello che volevo. Capito il concetto? Quando racconti, quello che senti o che vuoi dire vale più delle regole. 

ESEMPIO N° 2

L’idea era questa: creare l’illusione di una grande distesa coltivabile a mais in zona di montagna.

La foto scattata ad altezza d’uomo era banale, priva di punti di forza visivi. Mostrava la piana ma non sottolineava il concetto di spazio.

Con la ripresa sul piano terra, molto vicina, sono state accentuate le proporzioni degli steli di mais rendendogli importanti e creando la sensazione di una fila lunghissima. La diagonale può essere suggerita anche da una successione di oggetti simili.

In particolare, le linee diagonali che l’occhio segue più facilmente sono quelle che si estendono da un punto in basso a sinistra a un punto in alto a destra di una foto.

/13 – 1/750 – Ob. 16-35 focale 25 mm – ISO 400 – scattato stando disteso sulla neve

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il grandangolo (che ti permette di avvicinarti a 20/30 cm dal soggetto), il punto di vista a raso terra, la luce laterale che proietta le ombre sulla neve, la fila ritmica dei bastoncini sempre più piccoli, la grande profondità di campo (diaframma chiuso a f/13 per avere tutto a fuoco) e la diagonale hanno trasformato l’idea in una immagine che esprime un suo messaggio. Hai utilizzato il linguaggio fotografico: inquadratura, obiettivo, diaframma, punto di vista, luce e regola della diagonale.

La composizione è tutto questo insieme e ogni foto che si rispetti è un’alchimia, ha bisogno sempre di mescolare questi ingredienti che sono la grammatica del linguaggio visivo. L’elemento creativo in più, che fa di una foto, un’opera d’arte, è la sensibilità del fotografo: la sua visione, la sua percezione di un significato contenuto nelle cose che ad altri sfugge, il suo svelare contenuti psicologici significativi delle forme sia che si tratti di un paesaggio, di un ritratto, di un’architettura o di un reportage.

ESEMPIO n° 3

Questa foto l’ho realizzata in Belgio.

Sono stato attratto dal contrasto tra la moderna e angosciante geometria di cemento e il riflesso giocoso del vecchio palazzo di fronte, aiutato anche dalla distorsione dei vetri.

Volevo cogliere in uno scatto due stili architettonici e due epoche di sviluppo sociale: liberty (primo novecento) più libero e Bauhaus strutturato il secondo

 

 

 

 

 

 

 

 

f/8 – 1/125 – Ob. 300 mm – ISO 400 – fotocamera sul davanzale di una finestra appoggiata su un sacchetto da 1/2 kg di sabbia di mare per stabilizzare il corpo.

L’uso di un teleobiettivo a distanza mi ha permesso di tenere le linee verticali e di isolare la porzione che mi interessava. Ho posizionato la linea dei tetti rossi in orizzontale sui due terzi in basso per enfatizzare la percezione di come un processo di sviluppo razionale abbia fagocitato e rinchiuso in carcere la fantasia e la creatività del periodo liberty.

INTERPRETAZIONE:  il vecchio palazzo liberty sembra qualcosa che si contorce, chiuso nella trappola del passato. Le verticali di cemento sono angoscianti. Il reticolo diventa la finestra di un carcere: la ragione che imprigiona la fantasia?

C’è sempre un’idea o il tuo modo di pensare alla base di una buona fotografia. Come già accennato, devi affinare la sensibilità per cogliere le relazioni tra le cose e trasformarle in messaggio. In questo caso, non avevo pensato al palazzo di cemento con il riflesso, ma trovandomi li, ho intuito la relazione tra le due cose apparentemente sconnesse tra di loro.

ESEMPIO N° 4

 Un esempio diverso che parte da un’idea pubblicitaria ma che prende in considerazione gli stessi elementi tecnici e compositivi delle foto precedenti.

Questo esempio l’ho inserito di proposito per farti vedere che latecnica (diaframma, tempo di posa) e le regole della composizione (inquadratura, prospettiva, obiettivo, regole auree) sono la grammatica del linguaggio visivo con cui si può rappresentare un oggetto o trasmettere un messaggio.

f/8 – 1/640 – Ob. 16-35 mmm focale 30 mm – ISO 400

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il soggetto da fotografare erano le scarpette della Rossignol sulla la pista artificiale di fondo.

Le linee diagonali degli sci, e le linee curve della pista verso destra in alto, portano lo sguardo sulle scarpe e fanno immaginare la continuità del circuito. Le scarpe sono posizionate con la regola dei terzi. Non c’è altro da aggiungere.

ESEMPIO N° 5

 Una panoramica di Erto il mese di gennaio 2014 ore 9,40 circa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro bellissimo esempio di linea orizzontale. Sembra che una parte del paesaggio di Erto sia immerso sott’acqua. La linea orizzontale da un senso di calma stabile, di sospensione.

La foto è surreale. La linea orizzonte è a 2/3 per aumentare il peso della cappa di nebbia che staziona sulla valle del Vajont. Il monte Toc e le ultime case di erto sembrano un altro mondo, sospeso sopra il primo. Anche in questo caso, trovandomi a passare nella nebbia ho intuito che si trattava di uno strato. Ho preso la decisione di salire lungo la strada che porta a San Martino, prima di Erto fino alle prime case e mi sono trovato davanti questo spettacolo insolito.

In conclusione.

Le regole e la tecnica servono assolutamente ed è la prima cosa da imparare perché ti insegnano a scoprire la potenzialità dello strumento, ma non sono sufficienti per fare una foto espressiva. La foto riesce quando dietro c’è un’idea o quando il fotografo intuisce o pecepisce una relazione tra le cose che vede attorno di lui.

Viviamo nell’era delle immagini e la generazione  del digitale e dei social network, sta utilizzando le immagini per comunicare con il mondo ogni momento della propria giornata, anche quelli più intimi. Mai come oggi c’è  bisogno di imparare a raccontare con le immagini perché esse sono l‘espressione dell’anima mentre il pensiero è condizionato dalla mente, dai “programmi” che ci sono stati installati (educazione, scuola, società ecc).

Se non lavoriamo con la nostra immaginazione, nel mondo dove tutto è definito e classificato si vede la realtà che vedono gli altri o come qualcuno te la vuole far vedere.  La fotografia aiuta a visualizzare i condizionamenti e gli aspetti della propria personlità. Ognuno ha la possibilità di esprimere se stesso o di imitare gli altri.

 IMPORTANTE:  scrivimi un commento, serve a te per focalizzare e a me per migliorare.

Al prossimo, ultimo di questo corso: la luce.

 

 

 

 

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